VISUAL IDENTITY
COMUNE DI ROGNO
Lo studio è stato chiamato per proporre una riqualificazione grafica per il Comune di Rogno, per tentare di risolvere le criticità presenti sul complesso dei fabbricati di uso pubblico. Si è scelto di ricorrere da un lato alla definizione di un nuovo approccio cromatico di facciata esteso a tutti gli “involucri del pubblico” e dall’altro alla proposta di una nuova grafica coordinata: le due iniziative dovranno lavorare in stretta sinergia, come parti di un unico e funzionante organismo, facendo scaturire dalla loro unione armonica una immagine coordinata di forte impatto ed immediata riconoscibilità, che permetta di evidenziare e rafforzare la rete di relazioni instaurate tra territorio, amministrazione e cittadini.
Per quanto riguarda la definizione di un nuovo approccio cromatico, per ogni edificio di interesse pubblico presente sul territorio di Rogno si è iniziato osservando e valutando lo stato di fatto, dal quale risulta evidente l’assenza di omogeneità e logica d’insieme, oltre all’assenza di una vera e propria identità architettonica, che permetta di riconoscere i singoli “involucri del pubblico” come punti nodali di un’unica rete dei servizi. Il nuovo approccio cromatico doveva essere innanzitutto semplice e neutro, applicandosi sulla facciata in armonia con i suoi caratteri distintivi, senza intaccarne l’equilibrio, cercando di porre rimedio alle criticità preesistenti e risolvendole attraverso un nuovo ordine compositivo. La strategia d’intervento proposta è contraddistinta da poche regole puntuali, che permettono la definizione di un linguaggio comune a tutti gli “involucri del pubblico”: non più logica del singolo, ma idea di connessione alla rete dei servizi. Il lessico scaturito dal progetto prevede l’impiego di una tavolozza di colori composta da sole tre tonalità, ad ognuna delle quali è associata una specifica funzione: bianco puro è la tonalità principale di facciata, grigio alpaca è la tonalità di basamento e rosso oriente è la tonalità di grafica.
Al nuovo approccio cromatico il progetto affianca una nuova grafica coordinata, che permetta di rendere immediato ed evidente lo stretto legame instaurato tra gli “involucri del pubblico”. Per la definizione del concept grafico si è tornati ad osservare con occhi nuovi il territorio di Rogno, con la sua peculiare suddivisione in ambiti, a cui corrispondono i diversi poli di servizi pubblici: in sintesi il polo della comunità legato all’ambito pedemontano, il polo della cultura legato all’ambito campestre e il polo del tempo libero legato all’ambito fluviale. Questa interessante organizzazione, evidenziata durante la fase di analisi preliminare, a nostro giudizio rappresenta e racconta perfettamente il territorio di Rogno: tre ambiti, tre poli, un unico sistema.
I tre poli esistono in quanto parti di una macchina organizzativa e amministrativa, che ne definisce le funzioni e la distribuzione: il corretto funzionamento delle parti permette la sopravvivenza del meccanismo stesso. Si è quindi deciso di provare a rappresentare questa “macchina collaudata”, cercando di legarla graficamente alle peculiarità del territorio di Rogno: il meccanismo ben si presta ad essere rappresentato tramite un insieme di ingranaggi o ruote dentate, collocati e disposti sul territorio in base agli abiti e ai poli di appartenenza. La volontà di dare un significato identitario all’immagine coordinata, legandola quindi non solo al territorio, ma alla sua comunità, ci ha portati a riflettere sul suo stemma: la corona merlata in esso rappresentata, se osservata da un punto di vista diverso, assomiglia in modo singolare a una ruota dentata, adatta quindi per dare forma alla “macchina di Rogno”.
La grafica coordinata proposta è stata pensata anche come mezzo di comunicazione e divulgazione dell’offerta pubblica alla collettività: il suo essere immediato, intuitivo e semplice ben si presta ad essere impiegato per il design interno alla rete amministrativa, dimostrando così il corretto e simbiotico funzionamento della macchina organizzativa di Rogno.
2016
ph © Giuseppe Bellinelli